4 gennaio 1905
"Di scuola
Carissimo ErnestoTi scrivo di scuola mentre Ussani spiega letteratura Greca e fa tradurre dei brani. Figurati! Se mi chiama sono ben preso! Ho ricevuto a mezzogiorno la tua cartolina e te ne ringrazio tanto e sento il bisogno di risponderti subito per cercare in te un poco d’affetto e ritrovare l’amico carissimo che se n’è andato lontano. Mi dici che la tua musa intisichisce tra quattro pareti e sembri preferire l’intisichimento del ballo: invero non ti dò torto: la tua deve ribellarsi ad una prigione che le impedisce di sbattersi (perdona il termine) per la campagna. Pensa che qui fa un tempo spaventosamente sereno e siccome ora sono un pochino triste mi è venuto in uggia. Preferirei un piovere infinito od una nebbia profonda: mi parrebbe che la natura sentisse come l’anima mia. Vuoi che io ti parli di me e di dove vado a ballare? Due martedì fa sono stato a casa tua dove ho ballato come un pazzo ed ove ho trovato la sig.na Nina (e qui avrei bisogno della tua parola che mi dicesse che sono una banderuola) tutti i venerdì vado in casa de Ferrari, tutti i sabato alla Sala Vogliazzo, il giovedì qualche volta vado a casa tua. Ed eccoti i miei balli. Quanto a quello che penso non te lo so dire: non so più né sognare né ridere che quando sono in compagnia: ma quando sono solo è un vero accasciamento: Pensa ho conosciuto una signora (uso la tua) con cui avevo iniziato un innocente (abbastanza!) flirt e poi ho cessato. L’idea di mio fratello Drin mi spaventa. Ora è a Grosseto ma temo non gli sia ancora passata. Sartine non ne fermo più, signorine non ne troverò mai che mi capiscano e capitomi mi possano voler bene, amici non ne ho più; Emilio è tanto buono ma non credo possa capirmi, e tu sei via. Sono più che triste, crasè.
Son vuoto: non so che fare, che dire, che scrivere, sono in un buio grande. Ballando mi sfogo un poco e perciò ballo, la vista le parole di tante persone mi distrae e mi stordisce anche. Son nervoso con tutti, insopportabile, cattivo. Per di più le teorie materialistiche mi hanno afferrato insensibilmente ed insensibilmente non sono più andato in chiesa né ho più pregato.
Un solo ideale mi resta: la donna e neppure questa ora mi allieta: Son sicuro che io non troverò mai una donna che mi capisca: son così strano, ho degli scatti così nervosi così insensati che non mi riconosco più. Ed ora basta colle tristezze, m’accorgo che ne ho riempite quattro pagine e ne avrei ancora molto da dire:
Chi vuol esser lieto sia
Nel doman non c’è certezza.
Non ti pare?
M’hanno detto che a Carnevale non vuoi venire, ma io spero che tu non voglia rimanere in quella brutta e schifosissima Cuneo che già odio perché mi ti ruba.
Verrai vero? Tua madre e i tuoi ne sarebbero così felici! Vieni saremo meno tristi tutti e 2 e faremo i matti per dieci. Ieri fui da de Ferrari sino alle 3 di notte stasera vado ad una veglia alla Vogliazzo sino alle 6. Ti abbiamo mandato un biglietto con tutte le firme. Scrivimi presto dammi la lieta notizia del tuo arrivo: parlami di te di quel che fai, dei tuoi versi: quelli che ho scritto te li leggerò quando verrai.
Lepreri, Vola, Guglielminetti e Quaglia son qui vicini e ti salutano, io stringendoti la mano, ti bacio con tutto l’affetto
Lettera di Nino Oxilia all'amico Ernesto Cazzola del 04.01.1905, tratta da: Piero Cazzola, Lettere inedite di Oxilia e Camasio: testimonianze di un’antica amicizia, in Studi Piemontesi, (Centro Studi Piemontesi) nov. 1991, vol. XX, fasc. 2
SI RINGRAZIA IL CENTRO STUDI PIEMONTESI (www.studipiemontesi.it) PER LA SCANSIONE DELL'ORIGINALE DA CUI E' STATO ESTRAPOLATO L'AUTOGRAFO DI NINO OXILIA "GIOVINEZZA".
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